In principio erat Verbum …

Guido Curto

“In principio erat Verbum …” scrive Giovanni nel poetico, straordinario incipit del suo Evangelo. Può sembrare enfatico citare addirittura un Vangelo, per introdurre un breve commento critico alla vasta opera che l’artista Gaetano Grillo ha dedicato ai molteplici affascinanti simboli della scrittura. Eppure il fatto che il Verbum, per i latini la parola, ma letteralmente il Verbo, sottintendendo il Verbo Essere, istanza prima e ontologica dei filosofi, costituisca in nuce l’origine divina del Creato, dell’Universo, del Mondo, della Vita sulla Terra, sia stato tradotto e traslato dall’Homo Sapiens in scrittura, è il punto nodale si cui si fonda tutto questo immane lavoro di Gaetano Grillo. Una scrittura sorta nell’ambito delle prime grandi civiltà mediterranee, l’egizia compresa, a cominciare dal cosiddetto ideogramma egizio, erroneamente, perché ogni figura rappresenta un suono, si badi, non simboleggia l’oggetto raffigurato, come erroneamente ipotizzarono gli antichi greci.  

Nell’opera di Grillo la scrittura vale per se stessa, non è codice fonetico ma codice anche simbolico, non è un ermetismo puro, sta più al lettore che all’autore interpretare, connotativamente, non denotativamente. Grillo manda messaggi, scrive testi, produce una vera scrittura, un’opera d’arte totale, dove ogni segno, simbolo, vale di per sé ma trova però anche un senso nell’insieme, da infinitum, in progress.

Così questo suo muro, fatto di 1400 e più mattonelle di argilla cotta, lavorata ad altorilievo, come le arcaiche tavolette di Ugarit, ma con la stessa seduzione metrica della tavolette incise in cuneiforme, evoca l’aura di questa nostra civiltà, aggredita dalla tecnologia, dai nuovi simboli di un’Era Contemporanea, globalizzata più dallo scambio economico di merci che da scambi di vera cultura.

In metafora, come la Civiltà Mediterranea, la nostra stessa Civiltà Contemporanea è espressione di una totale fusione di culture, di un mondo il nostro, sempre più contaminato da simboli correlati, loghi di prodotti e servizi piuttosto che d’idee e valori condivisi. Questa Babele Contemporanea in cui viviamo, dove si comunica tanto ma non ci si riesce più a capire, evoca il gigantesco “graffito” scultoreo di Grillo che in antitesi propone una risemantizzazione delle cose attraverso veri e propri testi nei quali pittura e scultura insieme definiscono un nuovo senso delle cose, testi di scultura dipinta o di pittura scolpita.

Resta l’ottimismo di un artista che confida in tre elementi: nelle sue stesse mani e nelle materie prime – Terra, Acqua, Aria e Fuoco – grazie alle quali l’artista è oggi ancora e sempre in grado di parlare a tutti noi, di comunicare il suo Verbo poetico e creativo, che mantiene aspetti demiurgici, quasi delegati a lui dal divino. La volontà di mantenere viva questa nostra meravigliosa e antica Civiltà nata sui confini del Mar Mediterraneo, Mare Nostrum, come dicevano i latini, nonostante tutto, nonostante i conflitti, gli intrecci gli antagonismi tra religioni e culture Nord e Sud, Occidente e Oriente, Cristianesimo e Islam. E come terzo elemento la volontà di superare la Globalizzazine per tornare all’individualità dell’artista che trova identità nella sue radici, nella storia, perché Grillo è un arista Storicista, che rifiuta nel suo stesso lavoro, l’appiattimento generato dalla pseudo cultura delle leggi di mercato, che impongono gli stessi valori consumistici, gli stessi costumi, persino lo stesso modo di vestire, gli stessi cibi a tutti i Poli del mondo, globalizzandoli ed alienandoli.

Grillo sostiene la necessità di essere tutti diversi e ben caratterizzati, come ciascuna delle sue tavolette che diventano un tutto armoniosamente dialogante, nella regia sapiente del suo autore, che orgogliosamente e senza enfasi, assume in sé la capacità creatrice, data all’Uomo da un Dio, che lui stesso ci consente di affermare: essere Noi fatti a Sua immagine e somiglianza.

Questa è la creatività del vero artista.