Autobiografia raccontata

alla masseria nella primavera del 1953

1952
Nasco a Molfetta il 7 agosto da Giuseppe Grillo ed Eva Logrieco, primogenito di quattro fratelli.

1957
Inizio a dipingere, nella masseria di San Ferdinando di Puglia dove la mia famiglia trascorre gran parte dell’anno per la coltivazione e la molitura delle olive.

1960
Vista la mia attitudine alla pittura, un mio zio (Adamo Logrieco) mi regala una cassettina di colori ad olio e un piccolo cavalletto.

1961
Mio cugino (Pasquale Lovero) che studia alla Facoltà di Architettura a Venezia mi regala due piccoli libri su Klee e Kandinskj.

1962
In campagna sperimento varie tecniche pittoriche utilizzando i materiali che trovo in natura come, terra, calce bianca, argilla rossa, polvere di carbone, il grigio della cenere ecc. impastandoli con le resine che colano dai tronchi dei mandorli.
1963
Alla Scuola Media il mio trasporto per la pittura viene incoraggiato dal maestro di disegno, il pittore molfettese Franco Poli.

sul balcone della casa di Viale Pio XI n. 61 a Molfetta nella primavera del 1968

1966
I miei genitori mi iscrivono all’Istituto Tecnico Commerciale contro la mia volontà. Dopo soli tre mesi diserto la scuola e mi rifugio a dipingere in una stanzetta del centro storico.

1967
Mio padre prende atto della mia determinazione e asseconda il mio desiderio di iscrivermi all’Istituto Statale d’Arte di Bari dove incontro come compagno di banco Biagio Caldarelli (primo amico artista).

1968
Inizia un’intensa amicizia con un giovane studente universitario Gaetano Mongelli. Si apre con lui una lunga stagione ricca di studi e stimoli intellettuali alternando la frequenza all’Istituto d’Arte con quella alla Facoltà di Filosofia per seguire le lezioni tenute dal Prof. Semerari, spacciandomi come fratello minore di Gaetano Mongelli.

1969
Nel centro storico, dove ho trovato studio, si concentrano altri giovani pittori come Michele Zaza, Paolo Lunanova, Natale Addamiano, Michele Paloscia, Cosmo Allegretta e altri dando vita alla “Scuola Molfettese” e a numerose iniziative espositive che concentrano su Molfetta l’attenzione di tutta la Puglia artistica.

1970
Con mio cugino e il mio amico pittore Paolo Lunanova mi reco in auto-stop a Venezia per vedere la prima Biennale. Dipingo sagome di nuvole in successione seriale con colori fluorescenti su fondi neri o grigi neutri e freddi. Si tratta di lavori nei quali denuncio la serialità come una forte minaccia all’identità.

1971
Parto per Milano dove mi iscrivo all’Accademia di Brera, portando una lettera di presentazione dell’editore Vito Macinagrossa di Bari diretta al maestro Domenico Purificato, allora anche Direttore dell’Accademia di Brera. Quella lettera non la consegnerò mai perché deluso dall’epigonismo che regna nella sua Scuola di Pittura ma anche nelle Scuole di Cantatore, di Messina ecc.
Mi iscrivo invece alla Scuola di Scultura di Alik Cavaliere dove si sperimentano nuovi linguaggi.
Cavaliere ha appena ottenuto la cattedra che era stata di Marino Marini di cui lui stesso era stato assistente. Sostanzialmente cambio indirizzo passando dalla pittura alla scultura benchè in quella Scuola di Scultura di Alik Cavaliere avviene una vera rivoluzione dei linguaggi. La Scuola di Alik Cavaliere costituisce per me, appena diciannovenne la prima vera palestra formativa; azzero i miei primi dipinti con le nuvole e apro ai nuovi linguaggi del momento, alle nuove teorie concettuali e soprattutto rivolgo il mio interesse verso la Land art. Divido una camera in pensione in via Rubens con il mio amico e collega Michele Zaza. Per mantenermi agli studi, dopo le lezioni in Accademia lavoro come assistente nello studio del pittore Giangiacomo Spadari e a sera al mio stesso lavoro nello studio che divido con Michele Zaza e altri in un’ex fabbrica nel quartiere Ticinese. A Milano frequento tutte le gallerie d’avanguardia da Lambert a Toselli, da Iolas a Luciano Inga Pin ecc.

Intervento in Via Amente, nel centro storico di Molfetta, nell’estate del 1970. Impacchetto le pareti con carta bianca e allestisco come opere d’arte dei sacchi di spazzatura per contaminare le pareti sulle quali la storia ha stratificato secoli di memorie.

Lettera dell’editore Vito Macinagrossa al direttore dell’Accademia di Brera, Domenico Purificato.
“Visualizzazione del mio cordone ombelicale”, intervento nella campagna di Molfetta, contrada “Lama di macina”, inverno 1971.

Divido una camera in pensione in via Rubens con il mio amico e collega Michele Zaza. Per mantenermi agli studi, dopo le lezioni in Accademia lavoro come assistente nello studio del pittore Giangiacomo Spadari e a sera al mio stesso lavoro nello studio che divido con Michele Zaza e altri in un’ex fabbrica nel quartiere Ticinese. A Milano frequento tutte le gallerie d’avanguardia da Lambert a Toselli, da Iolas a Luciano Inga Pin ecc.

Abbandono la pittura e inizio a lavorare con interventi nella natura. Come un ragno, con lunghe corde, tesso delle ragnatele legando il mio corpo agli alberi di ulivo o alle grotte neolitiche di Molfetta per affermare la mia imprescindibilità dal territorio di origine sottolineando il problema dell’identità culturale. Gli interventi vengono documentati con fotografie in bianco nero che non saranno mai esposte.  In Accademia, a Brera, come lavoro finale per l’esame di Scultura installo un gigantesco cuneo tracciato nell’aria tirando cavi d’acciaio che partono dal loggiato della Pinacoteca, al primo piano del Cortile Napoleonico. I cavi attraversano la statua del Canova e convergono in un vertice che si incunea nell’acciottolato di fronte all’ingresso principale del cortile. L’intervento, che trova la collaborazione di due miei compagni di corso (GiancarloLepori e Sergio Colleoni) vuole ridefinire l’identità dello spazio architettonico inserendo un elemento geometrico destabilizzante che si sovrappone alla scultura del Canova contaminando l’identità originaria del luogo. Continuano gli interventi nell’ambiente, incentrati sul tema dell’identità e documentati dalla fotografia.

1972
Gli interventi nell’ambiente e soprattutto lo strumento della fotografia non mi soddisfano pienamente, avverto la precarietà del gesto e l’imaterialità della documentazione come limiti e sento il bisogno di tornare a dipingere. In pochi mesi preparo numerose tele su cui, con la tecnica classica della pittura ad olio accosto immagini tratte sia dalla storia dell’arte antica che da quella contemporanea, montando realtà apparentemente inconciliabili. Sono dipinti come grandi collages attraverso i quali affermo la possibile convivenza delle differenti identità, ma questa volta utilizzando come metafora, tutto il patrimonio iconico e simbolico della storia citandolo e rimescolandolo come in un crogiolo in cui avviene la contaminazione fra immagini che sono simboli di realtà concepite comunemente come diverse e contraddittorie. In contrapposizione alle ideologie moderniste e alle utopie illuministe, prende spazio in me la necessità di una reinterpretazione della storia libera da ogni contesto originario e opero una svolta di senso. Nasce così la mia prima mostra personale alla Galleria La Bussola di Bari. La mostra, intitolata “Lectio Historiae” fa scalpore perché i temi teorici trattati e il linguaggio usato (la pittura), vanno nella direzione opposta a quella del momento, ovvero alle ricerche poveriste, concettuali e minimaliste diffuse a livello internazionale.

1973
La necessità di affiancare e combinare le immagini richiede una tecnica meno lenta come è invece la pittura ad olio, per questa ragione inizio ad utilizzare la tecnica del collage integrata dalla pittura.
Si fa strada l’esigenza di affiancare e sovrapporre con varie stratificazioni immagini e testo.
A soli cinquantatré anni muore mio padre, io sono primogenito di quattro figli e devo dedicarmi alla conduzione agricola della masseria da cui trae sostentamento la mia famiglia.
L’esperienza dell’agricoltura mi porta a teorizzare l’affinità delle pratiche agricole con quelle della pittura e a stabilire connessioni fra le relative processualità.
Viaggia fra Milano, dove continuo a frequentare l’Accademia (colleghi d’Accademia, alcuni anni più grandi d’età sono, Alberto Garutti, Michele Zaza, Davide Benati, Pietro Coletta, Italo Bressan ecc.) e Molfetta (dove lavoro come agricoltore).

1974
Il mio lavoro con la pittura non trova spazio nelle gallerie d’avanguardia nelle quali vige rigorosamente l’arte concettuale. Lo stesso gallerista milanese, Luciano Inga Pin, che ha già lanciato Michele Zaza, non condivide la scelta del mio ritorno alla pittura e fa cadere il progetto di presentarmi con una personale nella sua galleria (Il Diagramma).

“Doppia identità” 1973. Collage su foto in b.n. cm. 18 x 24

Emilio Tadini e Gaetano Grillo allestimento della personale di Grillo alla Galleria Solferino, Milano 1974.

La strada che ho intrapreso mi allontana da Michele Zaza e imbocco una strada individuale controcorrente sostenuta da una nuova galleria di Milano, la Galleria Solferino che mi dedica una personale voluta dallo stesso Alik Cavaliere e da Mino Ceretti. Il critico d’arte Luigi Carluccio di Torino recensisce con toni entusiastici la mostra su Panorama. Il pittore Roberto De Robertis, primo direttore della costituenda Accademia di Belle Arti di Bari mi chiede (mentre sono ancora studente a Brera) di tornare a Bari e insegnare come suo assistente ma io, temendo di rinchiudermi in provincia, rifiuto l’invito.

1975
Termino gli studi all’Accademia di Brera mentre continuo a dipingere e a coltivare la terra. Partecipo alla Quadriennale di Roma con due grandi opere che vengono acquistate dal famoso sarto romano Bruno Piattelli. Con quei soldi acquisto a Molfetta un grande studio che si affaccia direttamente sul mare in via Sant’Orsola, n. 3. Avvio una forte battaglia per il recupero del centro antico di Molfetta e fondo il Comitato di Quartiere “Vecchia Molfetta”. Luigi Carluccio mi invita a diverse mostre e mi segue anche a Molfetta dove lo coinvolgo come direttore per la mostra “Convergenze”.

Comune di Molfetta, Commissione organizzatrice della mostra “Convergenze”. Da destra verso sinistra: Gaetano Grillo, Natale Addamiano, Michele Zaza, Barbara Radice, Luca Maria Venturi, Pietro Marino, Luigi Carluccio e Pietro Centrone.

1976
Servizio militare a Casale Monferrato (Alessandria). Seconda personale alla Galleria Solferino con un titolo fortemente provocatorio: “sono felice quando dipingo”. La dichiarazione è molto forte e assolutamente in controtendenza con quanto accade in quegli anni dominati dall’arte concettuale; la mostra riscuote molto successo di mercato ma non viene accolta con favore dalla critica militante che giudica la pittura un linguaggio obsoleto e trova la mia inversione di tendenza come una sorta di tradimento verso i linguaggi dell’installazione e della fotografia con i quali mi ero già fatto notare. La personale alla Galleria Solferino apre ad un ritorno alla pittura e all'opera concepita nella sua fisicità. Questa mia esigenza, prematura rispetto a quel momento, nei fatti sancisce una svolta. "Sono felice quando dipingo" è una dichiarazione poetica ma anche di scelta di campo.

1977
Vivo quasi tutto l’anno a Molfetta battendomi per il mio centro antico e iniziando a dipingere opere più dichiaratamente ironiche e provocatorie con colori tipici della cultura pugliese e mediterranea più in generale.
Teorizzo il mio lavoro in stretta connessione al centro storico in cui vivo, un luogo in cui per secoli si sono succeduti saccheggi e si sono depositate culture differenti sino a formare un’identità fatta di fusioni, echi, stratificazioni, contaminazioni culturali, fonetiche, architettoniche, cromatiche ecc.
Intensa la mia partecipazione alla vita pubblica e amministrativa di Molfetta a fianco del sindaco On. Beniamino Finocchiaro.
Continua il sodalizio con Luigi Carluccio attraverso il quale conosco a Mantova Renato Guttuso che apprezza molto il mio lavoro e mi chiede di frequentare il suo studio di Palazzo del Grillo a Roma, cosa che non ho mai fatto.

Luigi Carluccio e Gaetano Grillo mentre dipingono, Pescara 1979 (foto Bruno Ficele)

1978
Terza personale alla Galleria Solferino intitolata
“l’officina delle meraviglie”.
Il mio lavoro accentua la dimensione poetica ironica attraverso una sceneggiatura che, nella felicità del dipingere si concede ad un gioco barocco che accentua i volumi e l’oggettività delle immagini. In qualche modo la dimensione tridimensionale è sempre in agguato e sovente prende il sopravvento sulla superficie.

1979
Vivo a Roma dividendo lo studio con Paul Thorel, a Campo dei Fiori. A novembre mi viene conferito un incarico di insegnamento come titolare di Figura e Ornato Modellato al Liceo Artistico di Milano dove insegnano tra gli altri: Davide Benati, Pietro Coletta, Paolo Rosa, Ale Guzzetti, Giuseppe Maraniello e altri. Lascio Roma e torno alla mia Milano.

1980
Mostra personale a due con Paul Thorel al Centro Culturale Francese di Piazza Navona a Roma. Il pittore Claudio Verna porta alla mia mostra Achille Bonito Oliva che da pochi mesi ha già lanciato la Transavanguardia.
Il ritorno alla pittura, alla citazione e alla visione post-modern è ora finalmente consacrata; sette anni dopo la mostra “Lectio Historiae” e quattro anni dopo la mostra “sono felice quando dipingo”.
Durante una visita a casa di Achille Bonito Oliva, mi rendo conto che la sua strategia ha di fatto escluso tutti gli altri artisti della nostra generazione che pur hanno recuperato la pittura e lo spirito di quel momento, capisco che non c’è altra possibilità se non quella di un percorso individuale di resistenza. Iniziano le prime opere tridimensionali.

Allestimento della mostra personale al Luogo di Gauss, MIlano 1982.

1981
Luigi Carluccio mi invita a rappresentare l’Italia alla Biennale di Medelline (Colombia) con tre grandi opere tridimensionali, si tratta di matite scolpite e dipinte, ciascuna di circa tre metri.
Il mercante milanese Alfredo Paglione, dietro segnalazione di Luigi Carluccio, mi acquista diversi lavori e mi propone di lavorare come artista a contratto nella sua galleria (Galleria 32, Milano).
Io rifiuto l’offerta perché il programma di quella galleria è in continuità con la tradizione figurativa nella quale naturalmente non mi riconosco.
Per me la Pittura è un ritorno necessario che non avrebbe senso se non ci fosse stata prima la negazione della pittura! Così motivo la mia scelta ricordando il titolo della personale del 1976 alla Galleria Solferino di Milano.

1982
Mostra personale al Luogo di Gauss a Milano (tutte opere tridimensionali).
Luigi Carluccio mi invita alla Biennale di Venezia nella sezione “Giovani” ma qualche mese dopo muore per un infarto a S. Paolo del Brasile.
La mia partecipazione resterà solo documentata nel testamento di Luigi Carluccio pubblicato da “La rivista dell’arte”.
Il nuovo direttore incaricato, il critico francese Jean Claire mi convoca telefonicamente a Parigi al Centre Pompidou per conoscere il mio lavoro ma non mi invita alla Biennale di Venezia poiché ritiene che la mia pittura sia troppo “post-modern” e non in linea con la continuità della tradizione del linguaggio specifico. Curiosamente avviene esattamente il contrario di quanto accaduto con la Galleria 32 di Milano e il mio lavoro è sempre più destinato ad un percorso tutto individuale cercando di trovare spazio in un territorio meno ufficiale.

1983
Disegno e metto in produzione 6 oggetti-sculturespecchio, una linea chiamata plushhh per la ditta “Idea Specchio” di Reggio Emilia; documenta la produzione una campagna pubblicitaria su Domus e Casa Vogue con foto dello studio Ballo & Ballo.
In occasione della mia personale alla Galleria Brinkman, lavoro a Bonn e viaggio in Germania visitando città e musei.
La mia città, Molfetta, mi fa omaggio con una grande mostra che comprende ottanta opere dal 1973 al 1982, pubblicando con l’editrice Dedalo di Bari, un catalogo di cento pagine con testi di Helena Kontova, Marco Meneguzzo e Giorgio Verzotti

1984
In Germania sono affascinato dalla cultura tedesca e dalla pittura di Kiefer; inizio a dipingere opere meno colorate, più implose e sofferte.
L’ironia lascia il posto a una teatralità drammatica che si manifesta cromaticamente con tonalità brune, grigie e nere benchè restino sempre i miei fondi a collage con carte antiche e ingiallite dal tempo.
Inizia per me una stagione che presenta l’altra faccia della medaglia, quella del dolore e ancora una volta si fa largo fra le mie idee il tema dell’identità su cui continuo a lavorare.
La coerenza non è nella ripetizione stilistica ma nella tensione del pensiero che deve dominare l’opera di un artista. Ciò che può apparire un “falso movimento” altro non è se non la forte rivendicazione che l’epoca contemporanea ha stravolto la vecchia concezione della poetica “pura” per affermare quella “contaminata”.

in alto: copertina fronte-retro del catalogo edizioni Dedalo 1983.
in basso a sinistra: “Per i bollenti spiriti di S. Orsola” 1981
in basso a destra: “Tagliare corto” 1984. Installazione di due oggetti scolpiti e dipinti; dimensioni ambiente (studio di via Paolo Frisi, 1 a Milano)
Enzo Cannaviello e il gruppo “Stazione Centrale” (articolo su: L’Espresso)

1985
S’interessa al mio lavoro il gallerista Enzo Cannaviello di Milano intorno al quale si stanno coagulando gli interessi di alcuni giovani artisti che dipingono e che hanno scelto di lavorare a Milano.
Nasce il gruppo “Stazione Centrale” (Grillo, Arcangelo, Francesco Bonami, Marco Nereo Rotelli e Natà). Il gruppo costituisce una situazione milanese simmetrica a quella che a Roma si è coagulata intorno all’ex Pastificio Cecere nel quartire di S. Lorenzo. Varie mostre in Italia, Germania e Svizzera con la galleria Studio Cannaviello.

da sinistra: Natà, Marco Rotelli, Francesco Bonami, Gaetano Grillo e Arcangelo

1986
Viaggio in America con Enzo Cannaviello e lungo soggiorno a New York dove penso di trasferirmi anche perchè ho sposato una ragazza americana, ma dopo alcuni mesi capisco che il successo della Transavanguardia ha di fatto esaurito l’attenzione di N.Y. verso gli artisti italiani. Vari viaggi in Svizzera dove frequento la Galleria Triebold a Basilea e la Galleria Wirth a Zurigo.

1987
Frequenti soggiorni a Zurigo nella tenuta di Marie-Louise Wirth con cui espongo in varie città europee e ad Amburgo dove lavoro con la galleria Thomas Gerhke. Insieme a Giancarlo Politi ed Helena Kontova acquisto un grande loft a Milano.

Galleria La Polena, Genova. P. Panunzio, G. Grillo, E. Manzoni, G. Di Pietrantonio e C.Fullone

1988
Intensa attività didattica al Liceo Artistico Boccioni di Milano di cui è preside lo scultore Italo Antico. Avvio e promuovo l’attività espositiva della Sala Boccioni la cui direzione artistica è affidata al critico Enrico Comi. Flavio Caroli mi fa realizzare un intero piano espositivo permanente all’Hotel Spadari al Duomo di Milano. Il mio lavoro si apre nuovamente a soluzioni tridimensionali.
1989
In estate mostra personale nel Palazzo Diocleziano a Spalato e lungo soggiorno in Croazia. In mostra un muro di carta alto due metri e lungo dodici, composto da cinquecento tessere dipinte su cui sono stratificati migliaia di dettagli ed in cui sono inserite bandiere di diversi stati. E’ un inno al multiculturalismo, al bisogno di aprire le culture nazionali. La mostra è curata da Enrico Comi. Due mesi dopo cade il muro di Berlino ed inizia una nuova epoca per il mondo. Viaggio in bicicletta fra Croazia, Austria, Svizzera e Germania.

Installazione per la mostra personale al Palazzo di Diocleziano, Spalato 1989

1990
Il lavoro si sviluppa anche in installazioni e sculture di forte impatto plastico. Molfetta mi dedica una grande mostra alla Sala dei Templari insieme alla pubblicazione del catalogo “Humus” con testi di Gillo Dorfles, Elisabetta Longari ed Elena Pontiggia. A Firenze vinco il concorso nazionale per la cattedra di Pittura nelle Accademie di Belle Arti.

1991
Personale e catalogo “Rilievi” alla Galleria Wirth di Zurigo con testo di Danilo Eccher. Il titolo della mostra fa espressamente riferimento ai rilevi egizi e ad un linguaggio geroglifico reinventato. In mostra anche una scultura-installazione di grandi dimensioni come una sorta di “Torre di Babele” come metafora della fusione di tutte le culture e di tutte le lingue. Dopo il muro di carta realizzato a Spalato, la mostra di Zurigo apre con più forza al tema del multiculturalismo. Nasce a Milano mio figlio Giuseppe. Soggiorno con famiglia nello chalet Wirth di Valbella (Svizzera). Il mio lavoro incontra molto successo al Salon des Decouvert di Parigi.

con mio figlio Giuseppe sulle Alpi, 1992

1992
Mi interesso molto ai geroglifici egiziani e alla loro struttura narrativa; nizio a dipingere i primi “palinsesti”, opere orizzontali su cui si depositano e sedimentano icone, segni e lettere prelevati da un patrimonio iconico caleidoscopico, annullando i significati semantici specifici ed originari per iniziare una risemantizzazione narrativa.

1993
Sviluppo molto il suo interesse per l’Egitto. Inizio ad elaborare un alfabeto criptato che contiene al suo interno tutte le lettere che raccolgo da ogni tempo e da ogni cultura; compongo così un alfabeto personale all’interno del quale archiviare tantissimi esempi di lettere come sono state rappresentate da tantissime civiltà in tantissimi luoghi, dal passato più remoto al presente più prossimo. Partecipo a varie mostre collettive.

Quadrittico, polisemico e polimaterico su quattro tele cm. 200 x 400

1994
Personale alla Galleria Melesi di Lecco dal titolo “Palinsesti”. Personale alla Galleria Transit di Bergamo dal titolo “Epigrafi”. Nascono opere più narrative che si compongono come lunghi nastri sui quali si spiegano scritture apparentemente misteriose che sono la prima realizzazione di quel linguaggio (grillico) che si condenserà sempre più nella mia opera come carattere fondante.

Palinsesto multi-iconico al sud, 1995. Collage e acrilico su 20 tasselli di mdf cm. totali 180 x 412

1995
Viaggio con Giancarlo Politi in Finlandia e Svezia. Personale alla Galleria Thomas Gherke di Amburgo. Personale alla Galleria Art Addiction di Stoccolma dove installp un’opera unica lunga ventitre metri e al centro una grande croce verde con fiori bianchi. L’opera, che fa convivere molteplici differenze culturali, è dedicata alla guerra in Bosnia ed è quasi una ripresa del grande lavoro presentato a Spalato nella personale del 1989.

1996
Nella personale “Icone” alla Galleria Bianca Pilat di Milano le opere sono esposte come simulacri e sospese nel buio. Viene prodotto un video sul mio lavoro dallo Studio DX di Rovello Porro. Fondo a Molfetta l’Associazione Culturale Mediterranea onlus con l’intento di sviluppare la comunicazione artistica fra i paesi del Mediterraneo spostando la centralità dell’attenzione dalle ricche capitali europee alle nuove emergenze del sud.

1997
Con l’Associazione organizzo la mostra “Radio Tirana Fax”. Si sviluppa il rapporto esplorativo con l’Albania dove incontro artisti, intellettuali e politici (Ismail Kadarè, Ibraim kodra, Jlliyet Alicka, Edi Rama, Gezim Qendro ecc.). Mostra con Paolo Lunanova alla Galleria Te & Gi di Tirana e alla Galleria Civica di Scutari.

1998
Il successo conseguito in Albania e le intense amicizie rendono possibile la realizzazione della prima Biennale Mediterranea a Tirana nel Museo Storico e nella Galleria Nazionale d’Arte, MEDITERRANEA N. 1. I miei lavori, sempre più vicini alle culture del sud, miscelano codici e linguaggi diversissimi. Le Gallerie Oprandi di Boltiere-Bergamo e Valmore di Vicenza pubblicano il catalogo “Sconfinamenti” con testo di Edoardo Di Mauro.
1999
Sono sempre più affascinato dai linguaggi iconici e dal mediterraneo. La mostra personale nella storica Galleria Il Milione di Milano, porta appunto come titolo “Spirito Mediterraneo”. Nello stesso anno realizzo una grande scultura d’acciaio e un grande mosaico per le caserme dei carabinieri di Francavilla Fontana (BR) e di Trani (BA).
 
2000
Viaggio in Egitto. Grande mosaico di venti metri lineari per la facciata dell’aula bunker del Tribunale di Caltanissetta. Stand personale alla Fiera Art Paris di Parigi con la Galleria Oprandi Arte. Sono nominato in ruolo come titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Sassari dove sono anche vice direttore.Mostra personale nello stand della Galleria Oprandi al Carouselle du Louvre a Parigi dal titolo “Fusion”, mostra che porta successivamente anche nel Salone Pirelli del Palazzo delle Stelline a Milano.

2001
Con l’Associazione Mediterranea organizzo la seconda Biennale Mediterranea MEDITERRANEA N. 2 che comprende Italia, Spagna e Croazia e si realizza a Dubrovnik. Continuo a viaggiare fra Milano e la Sardegna. La mia attività come organizzatore di questi eventi rientra a tutti gli effetti nella mia stessa attività artistica, in coerenza con i prìncipi che animano il mio lavoro. Nei dipinti sviluppo sempre più la dimensione testuale e segnica.

2002
Ottengo il trasferimento all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, dove avvio un’intensa attività didattica insegnando ad intendere la “Pittura”non come un solo linguaggio ma come uno statuto di valori all’interno del quale possono vivere e convivere tutti i linguaggi. Il Comune di Molfetta per i trent’anni di attività artistica mi dedica una terza ampia mostra personale, curata dal critico spagnolo Pablo Rico e intitolata “Territorio Gaetano Grillo”. Avvio la terza edizione della Biennale Mediterranea da tenersi in Montenegro.

2003
Organizzo la mostra MEDITERRANEA N. 3 meeting point nell’antica capitale del Montenegro, Cetinje, all’interno del Palazzo del Principe. Continuo a vivere fra Milano, Torino (dove insegno in Accademia) e la Sardegna che per la sua collocazione come isola al centro del Mediterraneo, è per me un luogo elettivo. Intendere l’identità mediterranea come un’identità complessa, a sua volta composta da tante identità, mi porta a tenere diverse lezioni sull’argomento, al Politecnico di Valencia e al Museo di Alicante, in Spagna, all’Università di Nicsic, in Montenegro.

Interno del catalogo della mostra alla Galleria Il Milione, Milano.

2004
Proprio in Montenegro, al Museo Nazionale d’Arte di Podgorizza e successivamente al Palazzo Reale di Bar, allestisco una mostra personale che ha come titolo appunto: “Io sono un pittore mediterraneo / ja sam jedan mediteranski slikar”. La mostra comprende un centinaio di opere fra cui anche alcune sculture-oggetto. La mostra è curata da Petar Ciukovic e testimonia la mia attenzione verso Paesi e luoghi che sono ignorati dal sistema internazionale del mercato dell’arte e che costituiscono invece aree culturali di interesse strategico per le mutazioni in atto nel mondo. Seconda mostra personale alla Galleria del Milione con il titolo: “I paint therefore I am”. Ancora una volta un pretesto come la citazione cartesiana per riflettere sul tema dell’identità, in questo caso avvio una nuova serie di dipinti su grandi sagome di tavolozze sulle quali contamino la mia identità con quella di altri artisti.

Wall-painting al MAU, Torino.

2005
A Torino il direttore del Museo d’Arte Urbana, il critico Edoardo Di Mauro, mi invita a realizzare un grande lavoro su una facciata a mia scelta nel comprensorio del quartiere Campidoglio dove si trova il MAU. Riprendendo il titolo della mostra alla Galleria Il Milione e realizzo un dipinto permanente con innesti di mosaico d’oro zecchino (sagoma della tavolozza) su una facciata di circa dieci metri per venti. Questo intervento, pur riprendendo la citazione cartesiana e facendo il verso a quella di Barbara Cruger (I shop therefore I’m), insiste sulla strategia di comunicare con forza l’intenzione del lavoro, così come feci nel 1976 con la frase “sono felice quando dipingo” a conferma così della natura concettuale della mia pittura.La mia scrittura parte dai geroglifici egiziani e dal fascino che hanno esercitato su di lui anche perché fondono l’immagine, il simbolo, il codice, il colore e il rilievo; il tutto particolarmente rilevante quando diventa la pelle dell’architettura. Il gallerista romano Carmine Siniscalco, anch’egli appassionato dell’Egitto, cura una mia personale a Roma proprio negli spazi dell’Accademia d’Egitto. La mostra s’intitola “Egyptomania” e sono esposte circa cinquanta opere.

2006
Al Palazzo Bricherasio di Torino, nelle grandi Sale Storiche, a pochi passi dal Museo Egizio, il critico Luca Beatrice cura una mia personale ancora incentrata sull’Egitto intitolata per l’appunto: “Papiri contemporanei”. La mostra raccoglie solo opere di grandi dimensioni ispirate ai papiri egiziani ma calate nel contesto artistico torinese e riportanti citazioni di artisti come Merz, Calzolari, Boetti, De Maria, Salvo ecc. A Torino, all’Accademia Albertina, all’interno della mia cattedra di Pittura, continuo un intenso lavoro didattico esponendo e promuovendo giovani artisti che si stanno formando nel mio Corso. Parallelamente sono membro del Consiglio d’Amministrazione e poi del Consiglio Accademico dell’Albertina.

Particolare della installazione “Mediterranea-Mente”, Sala Murat, Bari, 2007.

2007
Lavoro a un grande progetto di mostra in collaborazione fra il Comune di Bari e il Museo d’Arte Contemporanea di Alicante diretto da Pablo Rico che segue il mio lavoro da diversi anni. Si tratta di: “Mediterrane-mente”, una mostra al centro della quale vi è una grande installazione composta da quindici sculture che sono altrettanti calchi in resina ottenuti su corpi di modelle viventi. Ognuno di essi è dorato con sfoglia d’oro all’esterno e dipinto all’interno con una delle quindici lingue più parlate del mediterraneo. I busti sono collocati su grandi casse spartane che servono da supporto ma anche da contenitore delle stesse, come se dovessero viaggiare nella stiva di una delle tante navi che attraversano in lungo e in largo il mare nostrum. La mostra alla Sala Murat di Bari comprende anche grandi opere a parete e per l’occasione è anche prodotto un video-intervista dallo Sstudio DX di Rovello Porro. Ottengo il trasferimento su cattedra di Pittura all’Accademia di Brera dove mi sono io stesso formato come studente.

2008
Come conclusione del lavoro didattico all’interno dell’Accademia Albertina, organizz e curo una grande mostra dei miei migliori allievi presso la galleria Roberto Allegretti intitolata “VIVA-IO”. La mostra, che si sviluppa su circa 500 metriquadri, riscuote grande successo. I giovani artisti sono: Barbara Ardau, Cinzia Ceccarelli, Alessandro Gioiello, Alessandro Matta, Francesca Renolfi, Massimo Spada, Paolo Turco. Nella mia attività creativa e organizzativa non trovo discontinuità e dichiaro che essere impegnato sempre in nuovi progetti è una mia esigenza incontenibile che non può esaurirsi esclusivamente all’interno del mio studio. A conferma di questa dichiarazione mi lancio in una nuova avventura fondando e dirigendo una rivista ACADEMY of Fine Arts, un prodotto editoriale trimestrale distribuito fra le Accademie d’Italia. E’ la prima e unica rivista del settore e tratta temi legati all’attività didattica, all’arte e alla produzione delle Accademie. Composta di tre sedicesimi con una bella veste grafica, la rivista viene stampata da una casa editrice di Molfetta (L’Immagine) con la quale ho già lavorato per tanti anni, sin da quando fondai l’Associazione Culturale Mediterranea.

Abbracci 2009, scultura in resina epossidica dipinta internamente e dorata a foglia oro sull’esterno

2009
La galleria Lorusso Arte di Andria, che tratta il mio lavoro da oltre trent’anni, mi dedica una mostra personale nei nuovi spazi appena ristrutturati. La mostra s’intitola “Abbracci” ed è costituita da una scultura centrale composta da due corpi di donna in grandezza naturale che si abbracciano in una fusione culturale espressa da un interno che diventa un unico guscio scritto e dipinto mentre all’esterno si distinguono in oro zecchino i nudi di due corpi molto diversi fra loro. La mostra, che è curata da Annamaria Sergio, comprende anche una dozzina di dipinti su grandi dimensioni orizzontali tutti di carattere testuale con il consueto “carattere grillico.

2010
In un viaggio in Costa Azzurra, fra Antibes, Vallories e Biot, i luoghi dove Picasso realizzò le sue tante ceramiche, riscopr per questo linguaggio una nuova passione e avvio una vera e propria produzione di oggetti che si definiscono in una linea chiamata “mediterranea-mente”. Vengono prodotte alcune centinaia di pezzi esposti per la prima volta proprio ad Antibes all’interno del Boat Show. Per l’occasione mi viene chiesto di allestire ad aprile una personale nelle Vip Lounge dello Yacht Show e uno stand per esporre la produzione in ceramica. Nel mese successivo la collezione di ceramica viene presentata dalla stessa Galleria Lorusso Arte ad Andria e successivamente, a luglio, nello stessomio loft, a Milano, viene proposta dalla Fondazione CGO dell’Ospedale Niguarda Cà Granda per la raccolta di fondi destinati alla ricerca contro il cancro. Work-shop “Healthy Colors & Art” con 51 studenti di Brera presso l’Azienda CompuGroup Medical Italia, nella sede di Molfetta.

Fasi di lavorazione in argilla delle tavolette dell’alfabeto grillico.

2011
Inizio a lavorare ad un grande progetto: la pubblicazione dell’alfabeto “grillico”. L’idea è quella di modellare in argilla tutte le lettere del grillico su tavolette singole così come furono rinvenute anticamente le tavolette d’argilla scritte in cuneiforme negli scavi archeologici di Ugarrit (attualmente in Siria). E’ un lavoro faticoso e di grande fisicità poiché occupa anche molto spazio, è pesante e “primitivo”, richiede sacrificio e tempi lunghi di esecuzione. In questa assoluta inattualità si inscrive una delle dimensioni di questo lavoro che pur essendo la conseguenza della globalizzazione delle culture in corso attraverso la rete, internet e le tecnologie sempre più immateriali e capillari, conserva e si realizza, per reazione in una estrema e primitiva forma di materialità. L’alfabeto, in qualche modo, pur essendo speculare alle tavolette di Ugarrit, ne rappresenta l’opposto; quella è stata infatti la prima forma di scrittura composta dall’uomo e il grillico ne è forse l’ultima in quanto contiene in sè e ingloba tutte le scritture del mondo e di tutti i tempi. Il mediterraneo è ancora la metafora per antonomasia, radice e origine di tutto il mio pensiero. Così come le culture si contaminavano in passato attraverso la navigazione di quel mare, così oggi si contaminano soprattutto attraverso la navigazione del più grande mare globale: la rete.

In estate allestisco una mostra personale nella Fortezza Vecchia di Corfù, in Grecia. La mostra s’intitola “Mediterraeo, way of life” con catalogo a cura di Gaetano Centrone ed Elisabetta Longari. L’esposizione si svolge in due spazi espositivi all’interno della fortezza, nella ex Chiesa sono allestite venticinque opere di grandi dimensioni mentre nelle ex fornaci sono esposti circa 200 pezzi di ceramica della collezione Mediterranea-Mente. Dalla fine di luglio fino a metà settembre, la mostra si sposta a Molfetta in altre due sedi pubbliche, le opere alla Sala dei Templari e le ceramiche al Torrione Passari. In estate partecipo alla Biennale di Venezia nella sezione “Puglia”, S. Scolastica, Bari. A settembre espongo una installazione a parete, di grandi dimensioni, nella ex Chiesa di S. Carpoforo a Milano, all’interno della mostra Un’altra storia, curata da Edoardo Di Mauro. Ad ottobre una parte della stessa mostra viene ospitata in una personale che inauguro alla Galleria Pananti di Firenze.

2012
Presento una mostra personale dal titolo Dialoghi nella città dei fiori, al Museo Civico di Sanremo, di fronte al Teatro Ariston durante il Festival della Canzone. La mostra comprende grandi dipinti, sculture e ceramiche. L’esposizione viene allestita nelle sale dell’antico palazzo Borea d’Olmo, senza spostare la collezione d’arte antica ma facendo dialogare il passato con l’arte contemporanea. Espongo anche al Centro Formentini di Brera, a Milano, in una mostra con il suo ex allievo dell’Accademia Albertina di Torino, Alessandro Gioiello, la mostra s’intitola per l’appunto G&G. In primavera inaugura con una sua personale (COLOR-MED) la nuova Galleria di Marianne Wild a Chieti. A settembre ho una mostra personale dal titolo COLORE curata da Rachele Ferrario al Castello di Desenzano, all’interno della più ampia manifestazione “Meccaniche delle Meraviglia”. ACADEMY of Fine Arts si arricchisce si arricchisce anche di una versione online e a novembre nasce la nuova rivista www.academy-of.eu.

2013
Sono eletto Direttore della Scuola di Pittura dell’Accademia di Brera e membro del Consiglio Accademico. Sono particolarmente impegnato nel cercare di riportare al centro della formazione accademica l’insegnamento di Pittura.
Continuo a lavorare al progetto “Accademia Italia” riunendo in un dibattito articolato, artisti italiani che hanno dato una valenza artistica al loro impegno come Docenti di Pittura nelle Accademie italiane. Lavoro incessantemente e con costanza all’Alfabeto Grillico continuando a modellare in argilla centinaia di tavolette; contemporaneamente dipingo su superfici orizzontali perseguendo nell’idea installativa dell’assemblaggio variabile dei testi dipinti.

2014
Riprendo a scrivere sulla Pittura, intenzionato a pubblicare un libro che raccolga le mie riflessioni insieme al mio vissuto di pittore e di docente di Pittura in Accademia; decido di intitolarlo Dipingo, dunqe esisto! rifacendomi ad alcuni titoli dati a mia opere già dal 2004.
Nasce una collaborazione con la Galleria Antonio Battaglia di Milano che in primavera si condensa in una mia personale a due insieme a Pietro Coletta intitolata “Solaris”.
“Accademia Italia” si completa con una bellissima mostra alla Pinacoteca Albertina di Torino e contemporaneamente alla Galleria Giamblanco, sempre a Torino. La mostra riscuote un notevole interesse di pubblico superando i mille visitatori paganti. Con la rivista Academy pubblico dei bei numeri arricchiti specialmente dalle copertine ideate espressamente da artisti come Fabrizio Plessi e Hidetoshi Nagasawa.
Continuo a modellare e a cuocere le formelle in argilla dell’Alfabeto Grillico, arrivo finalmente a quota 1.000.

2015
Completo il mio libro sulla Pittura Dipingo, dunque esisto! e lo pubblico con la Casa Editrice L’Immagine, con la quale lavoro da tanti anni e con la quale pubblico anche la mia rivista. Il libro viene presentato in diverse conferenze in Puglia, a Milano, Torino ecc.
In questo anno la mostra “Accademia Italia” sbarca anche alla Pinacoteca Ligustica di Genova, curata da Elisabetta Longari.
Vendo il mio loft di Milano e compro un nuovo immobile nello stesso complesso ma collegabile al mio studio; avvio i lavori di aggregazione e ristrutturazione per farne una casa-studio di circa quattrocento metri quadri. Non voglio abbandonare il complesso ex industriale di Viale Stelvio 66 dove sono arrivato da pioniere nel 1987 trovandovi Agostino Bonalumi e dove ho portato io stesso Giancarlo Politi, dove sono poi arrivati artisti come Giuseppe Maraniello, Marcello Iori, Simona Uberto e gallerie d’arte come quella di Primo Marella. Viale Stelvio 66 è ormai una comunità artistica molto conosciuta a Milano. Nello stesso tempo acquisto anche un antico casolare ad Arena Po, si tratta di una sorta di nostalgia della campagna ed il territorio mi riporta alla mia infanzia in masseria. Recuperare questo immobile di oltre trecentometri quadri è un’impresa importante ma non ho fretta, intanto inizio i lavori per mettere in sicurezza l’immobile.
Ristrutturazioni e traslochi mi impegnano moltissimo ma riesco a completare il lavoro immane dell’Alfabeto Grillico.
Alla presentazione del mio libro nel Salone Napoleonico di Brera, Antonio Paradiso, venuto a conoscenza di questa mia opera monumentale mi invita a presentarla con una mostra personale al suo Parco Scultura “La Palomba” di Matera.

Finalmente presento al pubblico questo mio lavoro che condensa in metafora tutto il senso della mia opera dai primi anni settanta sino ad oggi.
Ho finalmente realizzato il concetto di base dell’identità mediterranea come destino dell’identità di questo mio tempo in cui tutto si fonde in un processo di contaminazione e ibridazione culturale provocata dalla navigazione della rete.
Internet ha connesso tutti i popoli del pianeta in maniera vasta e totale ma non tanto diversa da ciò che è avvenuto con la navigazione del Mediterraneo nel corso dei millenni precedenti.
Cosmo Laera fotografa ogni singolo pezzo e l’insieme dell’installazione mentre lo Studio DX di Lorenzo Baldi e Liliana Carugati realizzano un video che è visibile su you tube:

2016
Il mio casolare ad Arena Po è al centro di un progetto pluriennale concordato con il sindaco Alessandro Belforti per fare di Arena un “Borgo d’Arte“.
Per dare inizio a questo percorso decidiamo di allestire una mia mostra personale al Castello dè Beccaria, di proprietà di Angelo Roveda.
La mostra raccoglie dipinti e sculture realizzati negli ultimi dieci anni, in particolare i “palinsesti” colorati ed infatti s’intitola “33 opere scritte a colori”.
A maggio inauguro il mio studio, recentemente ampliato e ristrutturato, si tratta di un evnto nel quale coinvolgo le realtà artistiche di Viale Stelvio, 66 e il Comune di Milano.
La scrittura è il fulcro della mostra alla quale mi invita Maria Vinella “Parola d’artista” alla Pinacoteca De napoli di Terlizzi ma preparo anche due opere grandi per le Gallerie di Piedicastello a Trento dove Vittoria Coen mi invita per la mostra “Segnali di Guerra”.
Partecipo ad alcune collettive fra le quali una a Torino ed una in Giappone ma l’esperienza più avvincente è in Cina dove sono invitato a soggiornare
due settimane ed a lavorare per realizzare un paesaggio che resterà al Guyan Museum of Landscape di Lishui. L’esperienza in Cina è molto interessante e tengo anche una conferenza all’International Chine Academy of Art di Hangzhou.
A Brera sono riconfermato come Direttore della Scuola di Pittura, incarico che durerà altri tre anni ma allo stesso tempo decido di uscire dal Consiglio Accademico poichè richiede un impegno soprattutto burocratico che non è nelle mie corde

2017
Il mio esordio a Brera, come studente e giovanissimo artista nel 1970 e nel 1971 è fulcro di una piccola ma sfiziosa mostra Omaggio a Piero Manzoni, che tengo nell’ex studio di Piero Manzoni. Il luogo è denso di storia e per la prima volta in assoluto espongo le fotografie originali delle mie installazioni “Consumo dunque esisto”, “Visualizzazione del mio cordone ombelicale” e “Appuntamento con anfratti rocciosi”, una mostra dedicata a Manzoni ma anche a tutti gli studenti dell’Accademia di Brera.
La pelle dei pittori e il sangue dei poeti, è il titolo di una curiosa mostra a cui sono invitato a partecipare da Omar Galliani e Massimo Silviotti al MUDEC di Milano.
Realizzo 18 acrilici su carta di cm. 70x100 come omaggi a Maestri del passato ridisegnando alcune loro opere e scrivendo i loro nomi in “grillico”; da questa produzione nasce una mostra personale intitolata appunto “Maestri” alla Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valente di Molfetta, recentemente presieduta dall’avvocato Rocco Nanna, collezionista e mio carissimo amico d’infanzia.

Viene pubblicata dalla Casa Editrice L’Immagine la mia monografia The alphabet dedicata soprattutto all’alfabeto, mia opera monumentale esposta per la prima volta a Matera nel 2015 al Parco Scultura “La Palomba”. Il volume contiene oltre alla mia presentazione, testi di Claudio Cerritelli, Vittoria Coen, Guido Curto, Antonio D’Avossa, Andrea B. Del Guercio, Elena Pontiggia e Pablo J. Rico in italiano, inglese, spagnolo e cinese, nonchè la riproduzione di tutte le tavolette d’argilla, fotografate una per una da Cosmo Laera; una sorta di abecedario con il quale da questo momento in poi chiunque lo voglia potrà decodificare i testi che dipingo e che hanno sempre una valenza semantica.
Il libro viene presentato a Molfetta alla Sala Beniamino Finocchiaro e a Milano al Palazzo delle Stelline (qui accanto i manifesti pubblicati per le due occasioni).

2018
Questo è il mio ultimo anno accademico a Brera dove il mio corso è stato sempre considerato come un’esperienza a tutto campo, fra le mura del Palazzo così come nei vari workshop che ho organizzato con i miei allievi, sino alle tante cene fatte nel mio loft.
Il 30 ottobre lascio, mio malgrado, l’insegnamento per aver maturato la massima contribuzione prevista dallo stato.

A maggio inauguro una mostra personale molto intrigante, dietro invito del collezionista Giorgio Teresio Galante ad esporre nel suo capannone confrontandomi con una grande opera di Markus Lüpertz. L’allestimento è curato dalla gallerista Rossana Ciocca e mostra una nuova dimensione del mio lavoro, ovvero l’esposizione dei retri delle superfici, grazie alla sospensione delle opere nello spazio e non a parete.
Per la prima volta espongo anche 13 terrecotte di teste antropomorfe che si caratterizzano identitariamente con delle parole in grillico che modello sulle loro superfici. Sempre a Maggio al Premio Cultura + Impresa, al BASE di Milano, viene consegnata una mia tavoletta dell’alfabeto come menzione speciale all’imprenditore e collezionista d’arte Luigi Bonotto.
Sono invitato a realizzare una vetrata permanente nell’ex Studio di Piero Manzoni a Milano e per la circostanza allestisco una piccola mostra intitolata Achrome, si tratta di sei terrecotte bianche in omaggio agli Achrome di Piero Manzoni.

A maggio Claudio Cerritelli mi invita ad esporre alla Biblioteca di Brera con una mostra antologica di soli lavori su carta dal 1969 al 2018. Si tratta di un omaggio-saluto che mi fa l’Accademia di Brera ma anche l’occasione per ordinare cronologicamente quei lavori su carta che costituiscono le pietre miliari della mia ricerca artistica durante tutti questi anni.

Il Comune di Molfetta mi invita a tenere una grande mostra in occasione della realizzazione di una scultura monumentale per una nuova rotonda d’accesso alla città, scultura a cui ho lavorato per diversi mesi elaborando anche tutti dettagli tecnici con l’ausilio dello studio Arbore & Partners.
Per la mostra ho voluto utilizzare un nuovo grande spazio, l’ex Mulino e Pastificio Caradonna, (messo a disposizione dall’imprenditore Antonio Messina) un’architettura industriale dell’ottocento recuperata ma con gli interni ancora allo stato di cantiere.

Il titolo della mostra è Cultura torna Natura, titolo che rimanda alla necessità della cultura di ristabilire un rapporto armonico e con la natura, al fine di ricomporre lo strappo violento compiuto con essa negli ultimi decenni. La mostra, promossa dalla Fondazione Vincenzo Maria Valente, consta di ben 65 opere più l’installazione dell’Alfabeto Grillico, è accompagnata da un catalogo edito dalla Casa Editrice L’Immagine, catalogo che contiene una presentazione scritta da Flavio Caroli.

Le nuove torri di Molfetta, è il titolo della grande opera donata da me al Comune di Molfetta in cambio dei soli costi di produzione. L’opera si ispira alle antiche torri normanne del Duomo antico, da sempre simbolo della città e si propone, a distanza di un millennio, come nuova porta di una Molfetta rivolta al futuro, aperta, multiculturale e operosa. L’opera è interamente realizzata in acciaio inox e pietra di Trani.

2019
Con le lettere d’acciaio inox ricavate dalle grandi torri di Molfetta, installo questa mia opera ad Arena Po facendo del nome Molfetta un anagramma libero per congiungere la mia città di origine con il mio borgo di destinazione.


L’anno del covid chiude anche me nell’isolamento ma accentuo la comunicazione attraverso la mia rivista academy-of.eu con una bellissima serie di interviste ad oltre 60 personalità del mondo dell’arte della cultura.

Per fortuna a Milano il mio grande studio è collegato con l’abitazione e così posso continuare a lavorare con maggiore intensità producendo molte opere di piccole dimensioni ed anche diverse terrecotte e ceramiche inserendo queste
ultime nel corpo dei dipinti.

Lo slogan “io resto a casa” diventa il tema di un nuovo ciclo di bozzetti tridimensionali elaborati attraverso rendering ed immaginati in luoghi diversi.

2021
E’ un altro anno di chiusura da covid 19 e il lavoro si svolge principalmente intorno al concetto “cultura torna natura” incentrato sulla produzione di varie centinaia di fiori di ceramica, tutti modellati a mano da me, tutti diversi e concepiti per lanciare un messaggio di attenzione verso l’ambiente. Incontro il poeta Guido Oldani con il quale si genera un’intesa su diversi aspetti delle nostre reciproche linee di ricerca e aderisco al suo manifesto del “Realismo Terminale” con varie presentazioni fra le quali questa all’Università Cattolica di Milano.

2021
Carlo Franza pubblica sul Giornale questo articolo-intervista (clicca sul pulsante sotto per leggerlo)Alexandar Vujovic, un giovane regista montenegrino che si è formato a Brera, gira questo film ispirato ad un vero episodio della mia vita. Il corto (18 m.) partecipa a decine di concorsi in tutto il mondo riscuotendo un successo incredibile e vincendo oltre 40 premi. Naturalmente viene presentato anche a Molfetta ed a Milano, mie città di riferimento.



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2021
Lavoro ad una serie di piccole sculture in terracotta e ceramica continuando il ciclo di opere sul rapporto natura-cultura, rafforzato ulteriormente dai temi del “Realismo Terminale” ovvero sullo smarrimento delle identità, sulla loro continua stratificazione e ibridazione.

L’anno termina con un ricovero programmato per un intervento chirurgico al Policlinico di Bari e durante la convalescenza a Molfetta tengo una mostra alla galleria Arte 54 di Molfetta.

2022
Si tratta di un anno che modifica a sorpresa la mia vita; ricevo un’offerta di acquisto per la mia casa-studio di Milano e decido di accettarla per fare una virata strategica e concentrarmi sulla realizzazione di un mio vecchio sogno: realizzare un mio museo. Nel frattempo riesco a fondare ad Arena Po un Museo Comunale che chiamo MAAAPO, Museo arte Ambiente Arena Po. Presidente è l’alto magistrato Livia Pomodoro (Presidente della Accademia di Brera), io ne sono il direttore, affiancato da un Comitato Scientifico composto da Flavio Caroli, Omar Galliani, Elisabetta Longari e Guido Giubbini. Tutto questo mentre riparte l’attività della Associazione Culturale Casadartista che ho fondato già tre anni fa.

La mia abitazione principale diventa quella di Arena Po mentre a Milano, con mia moglie Francesca allestiamo una seconda piccola casa per i soggiorni in città.

A novembre acquisto questa cascina ad Arena Po, a poche decine di metri dalla mia casa, qui fonderò il mio MUSEO GRILLO, un sogno che si realizza, un’opera totale in cui deve trovare dimora tutta la mia attività artistica.