ARS MAGNA di Gaetano Grillo

Pablo J. Rico

Io ho scritto molto, negli anni, a lungo e in maniera profonda, sull’opera di Gaetano Grillo (sul suo essere e stare nel mondo dell’arte) e sulla sua pittura. Nella maggior parte dei miei testi mi sono riferito alle sue caratteristiche “parole dipinte”, e ai suoi ipertesti dipinti ed incisi che sembrano geroglifici o enigmi, e che in realtà sono “trompe d’oeil” nel senso più reale, trappole per gli occhi e per lo sguardo, autentiche poesie visive nella loro totalità, come anche le belle dichiarazioni di amore per la pittura e le sue identità.

Non ho alcun dubbio che Gaetano Grillo è uno dei massimi singolari rappresentanti di questa stirpe di grandi artisti della modernità che hanno lavorato con maggiore insistenza e successo nel territorio visivo ed espressivo della “parola dipinta”, quindi, la parola come segno e icona estetica assoluta, avendo creato alcuni dei suoi esempi più suggestivi, inclusa la costruzione di un proprio linguaggio con frammenti di alfabeti antichi, contemporanei e altri inventati, una specie di “esperanto visivo” di cui solo Grillo possiede le chiavi della decifrazione della sua genesi e interpretazione. The Global Alphabet è sicuramente uno dei suoi progetti più ambiziosi: un gigantesco universo-genoma di lettere molecolari incise (in senso generale) che insomma costituiscono il suo eccezionale “Alfabeto Grillico”, fortunata denominazione che ci evoca il grande alfabeto cirillico che tante lingue e letterature hanno dato origine accrescendo il patrimonio culturale dell’umanità per secoli.

Questa immensa fatica concettuale e formale è comparabile soltanto a quella che il mio ammirato Xu Bing ha realizzato per A Book from the Sky (1987-1991), A.B.C…(1991-1994) o Square Word Calligraphy (1994-1996), fra le sue opere più strettamente linguistiche. Interpreto che Gaetano Grillo, come lo stesso Xu Bing, è affascinato dalle forme visive del linguaggio tanto più che dai suoi caratteristici contenuti espressivi, dalle corrispondenze fra le forme grafiche delle sue lettere e quelle delle forme grafiche comuni, le contaminazioni e i trasferimenti reciproci tra i due grandi blocchi di lingue orientali e lingue di caratteri latini occidentali, calligrafia orientale e tipografia occidentale…e, naturalmente, da parte della desemantizzazione delle stesse parole, dei loro diversi significati e/o delle problematiche contraddittorie, i processi del linguaggio, la percezione e l’interpretazione delle lingue straniere, le loro traduzioni, la letteratura comparata, imparata anche da nozioni false e/o vere strategie dell’aspetto del linguaggio, i nostri diversi sentimenti di fiducia o sfiducia nella presunta capacità significante delle parole in relazione ad esse, la loro sintassi, la loro maggiore o minore capacità di crittografare ipertesti e tesori archeologici della nostra memoria… e libri, sia come bagaglio di conoscenze che intesi nella loro qualità estetica di oggetti… Sia Gaetano Grillo sia Xu Bing, sono (anche) miei grandi amici, complici per anni, fratelli gemelli della stessa placenta etica, mistica ed estetica…

Per anni ho goduto nel raccogliere immagini e dirigendo mostre in cui parole e alfabeti dipinti (o scolpiti o fotografati o in movimento) erano il leitmotiv principale. Tra gli altri, ho esposto gli alfabeti di Joan Mirò, del grande poeta-pittore Rafael Alberti, Jasper Johns, Xu Bing, l’artista spagnolo Santiago Arranz, le parole e le istruzioni di Yoko Ono, Leon Ferrari, Jaume Plensa, Gaetano Grillo, e decine di altri artisti spagnoli e decisive opere che furono realizzate anche con lettere e parole che sfuggono al loro significato letterale. Sarei felice se un giorno mettessi tutti insieme in una grande mostra retrospettiva su questo argomento che mi affascina e che ha occupato per metà della mia vita la mia attenzione di storico dell’arte. Per questo motivo The Global Alphabet sarebbe una delle opere centrali dell’ipotetica (e tanto desiderata) esposizione. Sicuramente la esporrei come un’installazione aperta, come un muro a tratti interrotto e percorribile, che possiamo attraversare (con le nostre parole alle spalle) sempre in avanti con i nostri occhi. Non dovrebbero essere le parole, nostri linguaggi particolari, una parete continua dietro la quale rifugiarci per difendere precariamente la nostra identità soggettiva; tuttavia ci sono ancora troppi muri da abbattere con i nostri strumenti estetici primitivi ma efficaci. Le mura di Gerico furono abbattute anche con le parole gridate ad alta voce, con i canti, con i mantra a modo loro.

Immagino che Gaetano Grillo ci propone di ripensare attraverso lettere e segni, con questo immenso e indeterminato traduttore universale, forse epocale come può immaginarlo Ramòn Llull (Raimondo Lullo), il grande saggio maiorchino apostolo dello sbocco sul mare senza confini, come la sua Ars Magna, perché no?… Che bel tributo, che geniale corrispondenza ha creato Gaetano con Ramòn Llull (anche senza immaginare tale coincidenza), precisamente nel settimo anniversario della sua scomparsa fisica! Una macchina pensante e trascendentale unica in cui si fondono e confondono cellula con cellula, immagine con immagine, parola con parola, in cui le nostre emozioni estetiche sono alchemicamente crittografate, sostanzialmente diluite sillabando strane parole per inventare… Questa è grande ARTE, no? ARS MAGNA, ne’ più ne’ meno…